LA PRIMA VOLTA CHE SONO SCAPPATA A NEW YORK..

La prima volta che ho pensato che avrei voluto aprire un blog avevo appena 18 anni, la mia vita era appena stata stravolta e io avevo deciso di andare alla ricerca di un qualcosa che ancora oggi non so bene cosa fosse. Questo è quello che continuo a ripetermi ma la realtà è che non è andata proprio così: ho sempre desiderato e avuto la convinzione che “da grande” non avrei mai intrapreso studi e lavoro nella mia città. A 18 anni mi sono ritrovata a pensare di non poter più fare nulla del genere ma sinceramente allora non era la mia più grande preoccupazione. Una sera a cena a casa mia venne un caro amico di mio padre, lui abita a New York e scherzando mi invitò a stare da lui per un po’, o almeno io pensavo che scherzasse. Dopo un paio di mesi mi arriva una sua email in cui mi dice ” hey ho prenotato i biglietti aerei e la scuola per te a luglio!”: per cui no, non sono stata così coraggiosa come molti pensano. Mi sono ritrovata in un’avventura del genere e non mi sono tirata indietro, tutto qui. L’idea di aprire un blog è quindi nata mentre ero tutta sola in volo per New York, così ho cominciato a scrivere ma grazie a Dio rileggendo il tutto ho realizzato che no, non potevo basarmi su monologhi alla Carry’s diaries e creare castelli di carta su sogni e speranze che chissà se avrei mai realizzato. In realtà durante la mia permanenza ho scritto ben poco perchè le emozioni erano troppo forti, ero ancora nel bel mezzo di una crescita repentina e non avevo abbastanza lucidità non tanto per rendermene conto ma per dare un giusto peso alle mie parole.

Tutto questo preambolo ha una motivazione. Se generalmente scrivo sia per raccontare la mia esperienza sia per dare indicazioni riguardanti i miei itinerari, questa volta la situazione è ben diversa. Questo che sto per raccontarvi non è un viaggio ma la mia più grande esperienza formativa perciò se vi aspettate recensioni di attrazioni e ristoranti non siete nel posto giusto.

La mia prima volta a New York:

Non sono una persona molto espansiva ed estroversa per cui, quando all’aereoporto mi è venuta incontro una bambina con la faccia dipinta da leone, i suoi abbracci mi hanno lasciato un po’ perplessa, soprattutto perchè era la prima volta in vita sua che mi vedeva. Se devo essere sincera, era proprio quello di cui avevo bisogno: così Leah è diventata in un secondo mia sorella. Durante la mia permanenza i suoi genitori sono diventati un po’ i miei e mai in vita mia avrei immaginato che esistessero persone che allo stesso tempo fossero sia uguali a me sia uguali a quello che vorrei essere. Nelle 3 settimane che ho passato nella loro casa ho capito che Nathalie,  la madre, era identica in tutto e per tutto a me e che Marc, il padre, racchiudeva tutto quello che avrei voluto migliorare in me. Ho passato giornate indimenticabili: la mattina frequentavo corsi di inglese alla Kaplan all’81esimo piano dell’Empire State Building e il pomeriggio esploravo la città con gli amici che mi sono fatta al corso o con Leah. In questo viaggio ho scoperto la bellezza di avere amici stranieri: ho visto con i miei occhi quanto noi europei siamo più simili di quanto pensiamo, quanto dolci e amichevoli possano essere gli asiatici ma soprattutto ho realizzato che tutti noi siamo dei gran sognatori. Se con alcuni ho perso i contatti, con altri basta un messaggio di auguri per sentirmi a casa e questa è una cosa che non ho mai più ritrovato da nessun’altra parte.

Ho visitato gallerie d’arte con persone fantastiche, ho portato Leah in tutti i parchi della città, ho lasciato il cuore a Central Park, ho fatto una passeggiata con la mia famiglia sulla Skyline (uno dei miei posti preferiti nel mondo), ho portato un mio amico coreano a pranzo fuori in un ristorante italiano e il giorno dopo lui ha portato me in uno coreano, ho esplorato l’orto botanico più bello del mondo, ho incontrato mia cugina che all’epoca viveva a Miami e che avevo visto soltanto 3 volte, ho mangiato indiano, cinese, coreano, messicano, italiano, giapponese e francese e ho persino avuto un vero e proprio appuntamento.

E’ stata l’esperienza della mia vita e non posso non ringraziare tutte le persone che ne hanno fatto parte.